... L'Italia sembra corta, forse lo è se si parte dal centro.
Io e Marko cercavamo da subito una poltrona dove dormire, ma come detto il treno era pieno di
gente che stava andando in vacanza ma eravamo certi che nessuno di loro stava intraprendendo
una esperienza come la nostra.
Con la stessa poesia, con la stessa spiritualità, cosicchè
decidemmo di chiamare la
nostra futura esperienza "Kerouac's Fashion". E' molto difficile
spiegare questo, soprattutto
ora nel ventunesimo secolo, dopo che ormai si è sperimentato tutto,
ma è un discorso senza
fine, non lo comincerò affatto.
Ad un certo punto della notte, a Venezia, siamo dovuti scendere
dal nostro vagone e entrare
in un altro perchè era in programma uno smistamento,
una parte del treno proseguiva per
Bolzano e l'altra, quella giusta, la nostra per Trieste.
Così ci siamo inscatolati sempre nell'area-toilette con un gruppo di
ragazzi pugliesi
che naturalmente parlavano ad alta voce nel loro dialetto incomprensibile e
a quell'ora
anche piuttosto fastidioso, ma a me non importava molto perchè percepivo
la loro allegra
eccitazione da vacanza di gruppo. Accanto a me e
Marko(successivamente battezzato Marçao)
c'era un ragazzo sloveno che faceva il camionista in Romagna e abbiamo
parlato anche con
lui, non ricordo di cosa, perchè io subito sono riuscito ad addormentarmi
sugli scalini.
Ad un paio d'ore dal nostro arrivo a Trieste, Marko mi ha svegliato perchè
si era liberato
uno scompartimento. Così finalmente seduti in un giaciglio morbido ci
siamo assopiti
immediatamente.
TRIESTE MATTINO DI SOLE
Eccoci a Trieste, la stazione doveva essere piuttosto centrale.
O anche Trieste mi è
sembrata piccola. Il mattino aveva subito l'oro in bocca, il sole già alto
sulle nostre
teste. Camminiamo con i nostri fagotti sulle spalle, io avevo quello più
pesante, perchè
avevo con me anche degli oggetti che avrei potuto far portare ai miei
(i quali erano
partiti con la loro grande automobile pochi giorni prima).
Dopo qualche centinaio di metri, sostammo su una panchina sul porto per
fare colazione.
Approfittando della sosta, fermai un signore di mezza età che mi da'
delle informazioni
di come raggiungere il confine con la Slovenia, che distava 15 km(...).
Naturalmente faceva caldo, così ci incamminiamo verso il confine,
mettendo distrattamente
il pollice per trovare qualche anima buona croata che ci portasse a
destinazione, ma
non abbiamo successo. Così usciamo da Trieste, e attraversiamo anche
l'area industriale, ma
lì constatiamo che inizia una sorta di autostrada in cui
vediamo l'impossibilità di proseguire e tentare l'autostop.
Da qui inizia il "Business Class Time", ovvero chiamiamo un taxi col mio
cellulare
che ci porterà fino al confine, ed anche ad un prezzo modico,
beh tanto meglio.
Lunga, lunghissima fila di auto, e camper pieni di turisti camminano a passo
di lumaca
alla nostra sinistra verso la Slovenia, noi a piedi sorridiamo gaudenti e
tutti ci
guardano, noi ammiriamo il verde tutto intorno a noi e passiamo il confine
italiano.
Entriamo nella zona di nessuno, ovvero quei 400 m tra una nazione e
l'altra e compriamo
dei rullini e delle bibite nel DutyFree.
Il doganiere sloveno si mostra subito sgorbutico (ma io non avevo dubbi a
proposito,
visto mie precedenti esperienze) e ci chiede quanti soldi abbiamo a muso
molto brutto,
come deve essere il suo vivere suppongo.
Incontriamo una tavola calda subito dopo il confine, in cui c'è una Golf
targata Pula, e
Marko entra dentro per cercare il tipo e chiedergli un passaggio, ma del
tipo nessuna
traccia. Così proseguiamo a piedi per le colline slovene, così verdi piene
di uliveti, e lì
Marko fa varie foto, e si sente libero.
QUATTRO CALCI NELLO "STADIO"
Camminando più o meno velocemente verso la
nostra Croazia, tra curve assassine
e strade
di montagna entriamo in un paesino sloveno. Io sono davanti a Marko di
qualche metro, così
mi accorgo di un campo di calcio nascosto dietro una piazzetta alberata,
mi direggo lì, e
Marko sembra non capire le mie intenzioni. Entro nel campetto,
naturalmente essendo nei
Balcani, è fatto di cemento sbuccia ginocchia, con le panchine,
una "tribuna", dei riflettori
(funzioneranno?mmm...). Ma sorpresa, c'è anche una specie di pallone,
cosicchè sotto il
sol-leone d'Agosto, sudati gìà di per sè, ci mettiamo a correre dietro
la palla come dei
bambini e continuiamo a sudare, provando tiri, triangolazioni,
situazioni di gioco in vista
dell'altro grande evento della nostra vacanza, il torneo di Zablace.
Un vecchietto si ferma a guardarci appoggiato ad una ringhiera,
e se fosse per Marko
sarebbe rimasto là ancora una altra ora.
Continuiamo il nostro cammino, ci hanno detto che siamo a 2 km dal mare,
cosicchè ci
prefiggiamo un salto nel blu e una tranquillo avvicinamento attraverso
la costa. Sempre
sulla nostra sinistra fila di auto di tedeschi, cechi,
italiani che ci guardano sorpresi,
esterefatti.
Troviamo finalmente una piazzola dove si puo' ipotizzare un hitch-hiking.
Ma, incredibilmente dopo una ventina di minuti, mentre siamo sempre
più schiacciati dal
sole, si ferma un Mercedes Old-Style, un Taxi....
TAXI-DRIVER PER TUTTE LE STAGIONI
Secondo taxi della serie. Il Mercedes come detto è antico,
l'uomo si chiama Albin, avrà sopra
i 50 anni, e grasso, suda, ed ha una camicia hawaiiana come nei film e
parla italiano, anzi
parla un dialetto nordico, non so se sia friuliano o veneto.
Io e Marko, inizialmente, gli nascondiamo che sappiamo parlare croato.
Io sto davanti e ci
dice che per arrivare in Croazia,
a Umag sono 25 km! Ci fa un prezzo ragionevole, e io subito
da ragazzo della strada intraprendo la conversazione col tipo.
C'è un traffico incredibile
sulla strada, centinaia di automobile che vanno verso il mare.
Un vigile all'incrocio ci fa
stare al semaforo per una decina di minuti. Albin ci racconta di come
il suo impianto di
aria condizionata si sia rotto proprio durante il weekend (quando c'è più
lavoro), e di come
abbia tentato inutilmente di persuadere il meccanico dell'officina di
riparare il guasto
anche pagandogli il doppio di quanto dovuto. E ce lo dice almeno 5 volte...
Ma è un uomo bonario e io e il mio compagno di viaggio siamo molto divertiti
anche perchè
durante il tragitto verso il confine croato, in autostrada accortosi
del grande traffico
che ci si sta presentando davanti gli occhi decide di fare retromarcia
(!!!)e di imboccare
una stradina provinciale che non conosce nessuno che porta lo stesso in
Croazia. Albin è
di Izola, e ci racconta anche di quella volta che accompagnò una
signora da Izola fino a
Sibenik!! La signora si trovava lì perchè il marito si imbarcava e
così chiese ad Albin
questa cortesia (retribuita,ovvio), e lui si fermò a Sibenik a casa
di lei per 5 giorni,tutto
pagato, tiene a precisare. Io avevo in mente di chiedergli se c'era stato
anche qualcosa
di sessuale tra loro, ma mi persuasi.
Poco dopo gli dissimo che parlavamo in croato e allora il dialogo era
50 e 50 italiano e
croato, la nostra strada era libera e veloce, e lui continuava a ripeterci
come la polizia
avrebbe dovuto avvisare i turisti di quel percorso alternativo per evitare
le code
chilometriche che ci erano parallele ad una distanza di
2 km sulla sinistra. Entriamo in
Croazia, col suo taxi, con lui che fa un cenno ai doganieri che non ci
controllano nemmeno
un attimo. Ci dice che ormai lui fa questo lavoro da ben 28 anni e
conosce tutti i
doganieri, tutti i gendarmi del posto.
Passati una quarantina di minuti nel Mercedes, fumando sigarette e
chiaccherando di turismo
e quant'alro arriviamo a Umag, la prima tappa. Decidiamo di prendere un
caffè al bar col
primo Personaggio del nostro Viaggio. Ci sediamo in un tavolino nel
pieno centro della
pittoresca Umag, con Albin che prende un caffè, io una Birra Media e
Marko un succo di frutta.
Parliamo ancora per una mezz'ora col nostro amicone, e poi lo saldiamo lì,
con soldi per
tutto il tavolo. Soldi di varia generalità. Euro, Tollari Sloveni e
infine 2 dollari
americani, uno a testa. Ci salutiamo divertiti e Albin ci lascia il suo
biglietto da visita
per chissà quando e quale altra circostanza.
UMAG-OH!!
L'aria era turistica,e fresca,il profumo dell'estate tutta intorno a noi.Grande pulizia
per le strade e attenzione ai particolari,questa la mia prima impressione dell'Istria,
indicazioni scritte in croato ed in italiano.Eventi passati prossimi e futuri
su manifesti,di concerti di Zucchero,Simple Minds,Iggy Pop e anche dell'evento giovanile
dell'estate,il ValkanaBeachFestival a Pula di lì a qualche giorno dopo.
Entriamo nell'agenzia per accomodazioni(italianizzo il termine accomodations)e subito
ci trovano una stanza doppia in un appartamento.5 minuti dopo arriva il tizio molto
positivo che con il suo Kombi(furgoncino,non è il termine specifico)ci porta nel nostro
sito.Una bella stanza soleggiata con lettone,lettino,armadio,abat-jour ,comodini e tutto
il necessario.
Ci infiliamo il costume,prendiamo gli asciugamani e ci dirigiamo verso la spiaggia,non
prima però di aver trovato un posto dove pranzare.
Optiamo per una tavola calda sul mare,con una cameriera che a prima impressione mi pareva
carina,non fosse per gli occhi color cielo e per la sua carnagione chiara,ma subito dopo
mi accorgo e parlandoci vedo in lei la sua estate di lavoro incessante,tutti i giorni e
la vedo piuttosto spenta,dal suo tran-tran a servire mentre noi turisti con camicie color
sole ordiniamo i nostri pasti e le nostre bibite fresche.Non ci sa neanche dire dove
andare a divertirci la sera perchè lei non è del posto e d'altronde sta sempre lì a
spingere piatti e bicchieri.
Spiaggia di Umag.Siamo in Croazia,dunque cemento e niente sabbia.Lunga distesa di
asciugamani,occhiali da sole,bambini,anziani,ragazzi,ragazze,docce,
bancarelle e bar.
Feci un tuffo,il primo della mia estate e così pure Marko,l'acqua era celeste,ma dava
anche un po' sul verde,non foss'altro perchè sul fondo c'erano quegli strani cespugli
di erba marina fastidiosi al tatto,no quel mare non ha riscosso in me una favorevole
impressione.
Mi sdraiai sul cemento,e mi assopii un paio d'ore.Intorno a me un migliaio di persone
io non avevo pensieri,e mi svegliai tranquillamente,mi alzai e vidi Marko ad una decina
di metri che palleggiava con un bambino e mi unii a loro.Marko aveva familiarizzato con
i proprietari del pallone dei signori sulla mezza età e disse loro che io giocavo nelle
giovanili della Roma e io cercavo di impressionarli con dei tocchi da brasiliano;la
tendenza naturale di Marko di prendere in giro la gente con ironia,a volte il suo
atteggiamento si rivelava molto evidente e intuibile agli occhi dei diretti interessati,
ma a me questo va bene.E' OK.
Quando il sole era già più basso ce ne andammo dalla spiaggia diretti verso il centro
del villaggio Umag.I marciapiedi erano larghissimi,costeggiano il mare,la banchina
esageratamente immensa,e abbiamo avuto subito la sensazione di come quella passeggiata
fosse così dispersiva per quel posto che non era certo Rio de Janeiro,nel senso che
c'era troppo spazio e le persone che ti venivano incontro le vedevi inizialmente come
puntini lontani.
Il centro,piuttosto,storico di Umag era carinamente pittoresco con una graziosa semplice
chiesetta in mezzo ad una piazzetta,dove io e Marko facemmo un po' di foto,credo che
qualcuna verrà fuori anche in stile Pink Floyd.
Decidemmo di andare a casa,per prepararci per la sera,non prima che Marko prendesse
un gelato in un posto dove il tipo gli servì un cono con stile decisamente flair,con
tanto di bandierina americana in cima,anche se a prima vista il gelataio aveva scambiato
il mio amico per un cittadino di Russia.Niet,at all!!!!
Tornammo verso casa,non era proprio al centro ma ad un 1 km di distanza,diverse
palazzine con in mezzo un prato verde ben curato,persino un campo da basket in erba.
Il nostro soggiorno era in una villetta con orto,cancello e conseguente posto auto.
Le abitazioni si distribuivano a schiera una dopo l'altra ed erano piuttosto simili,
tanto che noi convinti di essere nel posto giusto entrammo e provammo ad aprire la
porta con la chiave che ci era stata data,ma quella non accennava ad aprirsi cosìcchè
arrivò un tizio grassotello con la canottiera e noi credemmo fosse il padre del tipo
che ci affittava la stanza,invece quello ci guardava in modo sospettoso e alquanto sbigottito.
"Hey,qua non apre!"e gli sorrisi in modo complice.
Lui non faceva cenni e pareva stesse per esplodere.
Marko gli fece"Noi abbiamo affittato qui".
"Ma che cosa avete affittato!!!"ci rispose in modo alterato e deciso.
A quel punto ci accorgemmo che non era il nostro posto e ce ne andammo,il tipo ci
seguiva nervosamente con lo sguardo fino a quando non chiudemmo il suo fottuto cancello
alle nostre spalle.La nostra casa era un isolato dopo.
NOTTE ISTRIANA (STELLA MARIS ALCOHOL RIDE)
Attraversata la strada della nostra via,c'era il ristorante che ci aveva consigliato
il nostro "albergatore".Decidemmo da subito che sarebbe stata una serata in cui fare
baldoria e nuotare nell'alcool.Ordinammo una bottiglia di vino della casa,molto forte
di sapore e pesante da mandare giù,e quella sera Marko deve aver scoperto quanto è buono
il filetto.Al punto che lo ordinò successivamente in tutti i pasti che abbiamo fatto
insieme. Il vino fece effetto già a tavola,scolata la bottiglia,ordinammo degli amari,
vodka e poi la cameriera ci offrì della grappa la quale diede un tono decisivo alla
nostra sbornia.
Lasciato il ristorante,incontriamo 2 belle gentili ragazze che ci consigliano di andare
nel complesso turistico Stella Maris.Sabato sera.
"Bene"andiamo prima al corso"dissi.
Fu lì,che non ricordo come,conosciamo 3 ragazze che parlano italiano,come tutti in
Istria e insieme a loro prendiamo questo bus che ci porta a Stella Maris,gratis,non
occorre biglietto.Va beh.
Le ragazze sono molto giovani ma simpatiche e il viaggio di 10 minuti scorre velocemente.
Arrivati a destinazione ci accorgiamo subito che è un posto di euforia giovanile,
musica a tutto volume da ogni dove,concerti all'aperto,discoteche,bar in ogni angolo.
Fiumi di sorrisi,gel,borsette e bicchieri pieni.
Lasciammo queste 3 ragazze ai loro appuntamenti quasi simultaneamente al nostro sbarco
dal bus e entravamo in ognuno di questi locali a cercare visi piacevoli.. Marko conosce
questa ragazzina mora e se la porta appresso per gran parte della serata,mentre io
spiego al barman che cocktail mi deve fare,e per lui è impresa difficile,dato che gli
risulta estraneo anche preparare un CubaLibre…
Poi,l'amica di Marko opta per fare un giro,e porta anche un'altra sua amica,ma noi
le lasciamo perché conosciamo le ragazze più interessanti,almeno dal nostro punto di
vista,Iris(la pìù carina che ci lascia il suo numero di telefono)e la sua amica bionda
che lavora al banco della frutta.
Parliamo con loro un bel po',su una panchina nel parco di Stella Maris,e ci dicono che
andranno al ValkanaBeachFestival,l'evento estivo dell'estate istriana.Sono ragazze che
vanno ai party,un po' pazze,scapestrate,ma Iris ha un viso molto dolce,grazioso e uno
sguardo vivace che brilla ai miei occhi alcoolizzanti.Anche a Marko fa una gran bella
impressione.Ci salutiamo,ma a tutti e quattro in quel momento sembra un arrivederci.
Torniamo a casa,a piedi nella silenziosa e igienica Umag-o,troviamo una pasticceria
aperta e siccome ho fame,Marko scavalca l'abitacolo dove si prendono i gusti per i gelati
e ruba per me un paio di ciambelle.E ridendo ad alta voce volgiamo diretti a letto,dove
dormiamo comodamente,solo 24 ore prima eravamo sul treno,seduti sugli scalini
dell'area-toilette a scolarci lattine di Heineken…
POLA-PULA, monumenti e geniale multimedialità
Partimmo da Umag-o alle 3 del pomeriggio diretti verso Pola-Pula,la stazione dei bus
era subito dopo il ristorante della sera prima.Il viaggio durò un paio d'ore,sostammo
a Porec,e ci siamo promessi di andarci una prossima volta,sembra un posto che offre di
più di Umag-o,almeno a guardarlo da un finestrino.
Arrivati a Pula,lasciamo i nostri bagagli al deposito e decidiamo di visitare una
delle più belle città croate anche per l'importanza storica e il fascino dei suoi
monumenti,delle sue rovine.
Adiacente la stazione si trova un parco di rovine romane,con un minuscolo anfiteatro,
con museo(in cui non entriamo),tutto rigorosamente in pietra e in legno.C'è anche una
fortezza con tanto di cannoni esposti sulle torri di controllo e ponte levatoio.
Poi scendiamo per le vie strette e particolari e Marko entra in un bar per una bibita
rinfrescante e s'imbatte in un signore che ha fatto la guerra (a cui la guerra ha
lasciato qualcosa nel sistema nervoso,ndr)che gli chiede dei soldi,e Marko di fronte
alla sua insistenza gli fa tranquillamente e insolentemente.
"Come ti posso aiutare?Solo Dio ti puo' aiutare".
L'uomo gli grida dietro bestemmie e ingiurie per buoni 5 minuti.Ma noi si va avanti.
Foto davanti ad un tipo di Pantheon,e via su in direzione Arena.Io da buon romano,sono
abbastanza scettico sulla spettacolarità,abitando a due passi dal Colosseo,ma ovviamente
sono curioso di vedere anche questo.
Il prezzo,decisamente a portata di tutte le tasche,vale lo spettacolo.Così giriamo
intorno,dentro e sotto la famosa Perla di Pula,e mi soffermo a vedere nel sotterraneo
gli attrezzi e le anfore che usavano gli antichi romani con tanto di spiegazione in
ogni lingua famosa di questo pianeta.
Ma,il ricordo che ho di Pula,è la conoscenza di un uomo geniale e del suo geniale progetto.
Entriamo in questa galleria d'arte,in cui troviamo anche dei libri e dei vinili di
qualsiasi epoca.
Il signore che si trova dentro avrà poco più di 40 anni,ma la sua lunga barba da
filosofo quale è,potrebbe ingannare.Ci fa vedere questo opuscolo in cui ci spiega
che la mini galleria è solo l'inizio del suo Mondo Multimediale dentro la Montagna.
Città dentro la Montagna.Scuole di apprendisti scultori e pittori.Bar.Discoteca.Libreria.
Tutto dentro la montagna,con tanto di disegni illustrativi e relativa architettura.
E per i malati di claustrofobia,un giardino virtuale,con specchi che illudono di avere
sopra di sé il cielo.
Un progetto già autorizzato dalle teste locali,infatti il tipo fa parte del consiglio
comunale,ed è il suo sogno a cui lavora da 12 anni.Ci dice di aver viaggiato in lungo
e in largo per l'Europa e di aver fatto conoscenza di "ricchi pazzi",queste le sue
specifiche parole.
Questo progetto va avanti anche grazie alla sua genialità di scultore e pittore,gli
danno un camion di cemento e lui baratta facendo un quadro o rendendo una sua scultura.
Marko è letteralmente estasiato,da buon americano aggiungo,e mi ha detto in seguito che
in quel momento avrebbe voluto dare tutti i suoi soldi a quell'uomo perché non aveva mai
sentito niente di più geniale in vita sua.Anche io,devo ammettere,che è un'idea spaziale
e credo che quest'uomo diventerà una figura di spicco nazionale,la sua CittàdentrolaMontagna
diverrà luogo di culto e di passaggio obbligatorio,come l'Arena,anche di più.Credo
proprio che sarà così.
A quel punto,mancava poco più di un'ora alla nostra partenza per Zara e decidemmo di
cenare in una terrazza su una piazza oltremodo graziosa al centro di Pula.Si salivano
dei scalini,e il luogo pareva piuttosto costoso,ma scoprimmo che non fu affatto così.
Marko,naturalmente,prese il filetto; io dilettai il mio stomaco con delle verdure e un
frullato.
Dieci minuti prima della prevista partenza eravamo alla stazione.Ma il bus era già
pieno cosicchè per quella sera non ci saremmo diretti verso la Dalmazia.
Next stop: Rijeka(Fiume).
Marko,però,doveva pur cominciare il suo show.Si era perso il biglietto dei nostri bagagli
e l'uomo stressato perché faceva tutto lui in quel centro di partenze,si alterò all'istante.
Il mio amico lo prendeva anche in giro coscientemente e l'uomo non ne voleva sapere di
recitare la sua burocrazia.
Ci diceva che avrebbe dovuto chiamare la polizia,che se qualcuno avesse trovato il
biglietto e reclamato i "nostri" bagagli,lui ne avrebbe dovuto rispondere e così via.
"Va bene"disse"vogliamo risolverla alla buona,senza l'intervento della polizia?"ormai
sfinito.
"Devo riflettere un attimo"fece Marko,come fanno gli americani pienamente coscienti dei
loro diritti di cittadini,e mi regalò un sorriso complice,prendendo in giro il ciccione
con la camicia bianca.
"Ok,possiamo farlo senza la polizia".
Il tuttofare ci fece firmare un foglietto da block-notes in cui declinava ogni sua
responsabilità e Marko firmò,e poi accanto disegnò uno smile.Il tipo non gradì,ma poi
alla fine sorrise,finalmente si era liberato dal ciclone americano.
HOLYDAY NIGHT IN RIJEKA
Ero già passato per Rijeka con l'automobile in uno dei miei numerosi viaggi Roma-Sibenik,
ma l'avevo sempre intravista e per giunta solamente la zona industriale,ricca di
ciminiere marroni che sputano fumo grigio che fanno da disgustoso contrasto vista la
bellezza azzurra del mare sottostante.
Alla stazione ci dissero che non c'erano più bus notturni verso Zara,e anche il deposito
bagagli era già chiuso.Avevo anche una idea che Rijeka fosse malfamata e frequentata da
gente senza Dio,perciò mentre cercavo informazioni in giro dissi a Marko di tenere gli
occhi ben aperti ai nostri bagagli.Telefonai al mio amico Keza che abitava lì,ma il suo
cellulare era spento.Ma lui,non era nemmeno più lì,lo incontrai a Zablace la sera dopo.
Una gentile ragazza di un'edicola mi disse di un albergo economico sulle rive di un fiume
che distava ad un quarto d'ora di cammino dalla stazione.Presi i bagagli in spalla,
camminammo verso l'hotel dove ci sistemammo subito e uscimmo nella magica notte stellata.
Trovammo subito il locale che appagava i nostri gusti da occidentali tutto sommato,una
nave che aveva un cocktail bar ben fornito con tanto di pista da ballo e belle avvenenti
ragazze.
Ci sedemmo ad un tavolino per un dialogo con delle ragazze del posto,noi parlavamo in
inglese,e quando si scambiavano qualche confidenza in croato tra loro le capivamo,e si
stupivano ma essendo tutti allegri non se la presero,i cocktail erano buoni e la notte
passò leggera.
Il mattino dopo sulla terrazza dell'albergo guardavamo la gente che sorseggiava
lentamente il caffè sotto di noi.Fatta colazione in albergo,andai per un po' sotto il
sole piacevole appoggiato alla ringhiera del fiume davanti all'albergo a fare un po'
di foto a dei gattini addormentati sotto un alberello alla riva del fiume,con piccioni
e gabbiani tutto intorno.Una silenziosa pace urbana.
Poi per ingannare l'attesa del bus che partiva di lì ad un paio d'ore,prendemmo un
caffè al centro di Rijeka e parlammo di tutte quelle attività adrenaliniche come il
budge-jumping,il paracadutismo e dei nostri passati tuffi dalla fortezza di Zablace.
Io dissi che era adrenalinico anche rapinare una banca, se tanto mi da' tanto.
Facemmo un po' di spesa per il pranzo ad un supermercato e prendemmo il bus per
Sibenik.Home.
Dal bus ammirai un paesino,che aveva l'aspetto di un tipico paese di montagna,con vie
strette,molto arroccato ma ai suoi piedi scoprivi le caratteristiche di un paesino di
mare,con una spiaggia molto carina,si trova in una insenatura ad un certo punto della
Magistrala(l'autostrada costiera croata),una mezz'ora dopo Rijeka e mi sono promesso
di andarci un giorno.
Vidi anche una bellissima spiaggia,molto complicato arrivarci,tra pietre,ammassi
giganteschi di pietre,veramente primordiale,naturale un celeste limpidissimo,una
riserva vergine che sono sicuro troverò prima o poi su qualche depliant turistico.
Ma ripeto,deve essere un'impresa riuscire ad arrivarci.Un giorno o l'altro,anche
quello è un posto dove appoggiare il culo.Ops.
Il racconto proseguirà presto parlando della mia esperienza nel paese natale di
mia madre,Zablace, a 7 km da Sibenik,nella Dalmazia Centrale..
ZABLACE, RAJ, HEAVEN, PARADISO?
Arrivati a casa si conclude momentaneamente il nostro periodo "on the road".Ognuno
di noi va a cena nella propria abitazione e sembra anche che la vibrazione poetica che
avvertivamo fino a quel punto fosse momentaneamente messa in stand-by.
Dopo il pasto,mi soffermo un po' nella mia stanza a vedere foto di estati passate e ad
esaminare i vari cd,cassette e videocassette che lascio puntualmente in quelle quattro
pareti.E' un po' come lasciare sempre una traccia di me stesso anno dopo anno,e una
necessità una volta tornato in Italia di rinnovarmi in continuazione,poiché credo
fermamente nei cambiamenti…….
Mi viene a trovare il mio vecchio amico Ante(il quale era stato in una settimana molto
felice lo scorso Febbraio da me a Roma)e ci beviamo innumerevoli Caipirinha che io
preparo accuratamente anche se siamo di fronte agli occhi sconcertati dei miei.Dunque,
finito questo riscaldamento mi accingo ad affrontare l'enorme folla che mi accoglierà
di lì a qualche minuto al locale "cult" del paese:il "Caffè Bar Palma",dove tra l'altro
è in programma un concerto acustico dei miei (naturalmente)amici Josko & Toni.
Il locale era pieno,la gente sembra molto felice e spensierata per quello che deve essere
l'unico evento mondano dell'estate di Zablace.
Non sono neanche entrato,che è uno scattare in piedi di tutte quelle facce conosciute
che aspettavano il mio ritardo,stavolta più in ritardo del solito.Abbracci e strette di
mano si sprecano e persino un bacio confuso con una ragazza con cui ci eravamo lasciati
piuttosto bruscamente un anno prima.Saluto i due musicisti e tutti sono contenti di
vedermi e anche io certo.
Finalmente dopo una mezz'oretta riesco a sedermi accanto alla mia amica Gabriela,la
quale è anche lei su di giri,come tutti i presenti,per via dell'alcool.Subito dopo,
però,vengo "preso d'assalto"da Zoki e Vice,due ragazzi pieni di vitalità ed estro che
brillano di luce propria.
Zoki,vive a Zara durante l'anno,frequenta la facoltà di sociologia e quando è a Zablace
il suo unico scopo è nuotare nel vino e nella birra,diventando molto divertente e
trascinatore di gruppi altrimenti spenti e annoiati.
Vice,vive ancora a Zablace ma sta per trasferirsi a Zagabria per una scuola di
cinematografia,è un grande appassionato di fotografia,cinema e computer e tutte
queste cose gli riescono molto bene.E' un artista come molti nel paese,invaso da
un'altissima percentuale di buoni musicisti.
Con loro due andiamo a farci una mezza dozzina di drinks in pizzeria,dove saluto
ovviamente tutti quanti,e tutti che mi domandano:
"Eh,ciao,quando sei arrivato?"
"Tu,quando sei mai arrivato?!"faccio io,ormai esausto di rispondere a questa ovvia domanda.
IL MIO SHOW(SECONDO MARIACHI)
Sempre descrivendo la mia prima sera,ce ne andiamo poi con due macchine piene di
ubriaconi e ubriacone nella vicina discoteca al villaggio turistico Solaris.
Entriamo dentro e vorremmo ordinare da bere,ma non c'è nessuno dietro al bancone.
Io,essendo barman,scavalco l'ostacolo e mi metto a dare ai miei amici i drinks che
desiderano.
"Cosa fai qui???!!!"mi fa il signorotto di mezz'età.
"I'm a Barman"gli rispondo secco.
"Chi paga questa roba?"
Il seguito non saprei descriverlo,ci sono varie versioni da parte delle persone
presenti allo spettacolo.
Secondo il mio vero amico Mariachi,i drinks che avevo preparato sono stati tutti
rimessi a posto nelle loro terre d'origine.Io non ci giurerei,comunque,Mariachi prima
che io partissi in Italia mi ha detto che è stato il momento più esilarante di quest'estate.
EL NINHO A ZABLACE(TORNADO)
Primo giorno a Zablace,nel senso prima mattina e primo pomeriggio.Grande maltempo,di
fare un tuffo non se parla,così faccio un giro per vedere che pensieri ispirano le teste
dei miei amici.
Sono lì,alla caserma dei pompieri,quando si alza un vento fortissimo che fa saltare in
aria le pietre dalla terra,foglie e polvere attaccano gli occhi di noi tutti,mentre
Marko(ora Marçao)è al campo di calcetto a tirare calci insieme a dei tedeschi impauriti
dal Ninho(…).Le porte vengono addirittura spostate dal tornado(…)e attraversano la
metà campo scivolando sul manto cementato.
I poveri campeggiatori vedono le proprie tende correre via,chissà che sbattimento poi
a rimontare tutto da capo,ma è una esperienza da ricordare anche questa.Contro la Natura
e i suoi capricci,l'Uomo ha ben poco da opporre…
I successivi giorni al Paese sono caratterizzati dal maltempo,tant'è che prima della mia
successiva partenza per l'isola di Brac non riesco mai a bagnarmi nel mare di "casa mia".
9 RIGORI,1 GOL!
Io e Marko ci troviamo a Zablace,quasi esclusivamente perché dobbiamo giocare un torneo
di calcetto,il tradizionale "Memorial Johnny Sestan".
Da 3 anni ne parliamo di giocare insieme e finalmente questa volta il progetto si
concretizza.Le mattine precedenti il nostro incontro raduno alcuni ragazzi della
squadra per degli allenamenti preparatori e per accertarmi delle capacità di ognuno.
Corse,scatti e schemi sotto la luce del sole ma arrivati al giorno della partita mi
trovo davanti quelli che saranno i titolari della squadra,per la prima volta.Abbiamo
di fronte la formazione del "Barotana" che è una seria candidata a vincere il titolo
e per noi,che giochiamo e ci vediamo per la prima volta,sembra il Real Madrid.
Ma,non è così,troviamo subito una grande unione e una grande volontà da parte di tutti
e con grinta e decisione chiudiamo il primo tempo in parità.(0-0)
Anche nel secondo tempo,i nostri avversari cercano di chiuderci nella nostra metà
campo,ma noi rispondiamo colpo su colpo,anche se la precisione difetta nei piedi dei miei
compagni.Infatti,scopro che è una squadra piena di ottimi difensori ma di mettere la palla
a terra e di saltare l'uomo in dribbling non se ne parla.Così,comunque con grande
soddisfazione,viste le premesse,si arriva ai calci di rigore.La folla comunque ci applaude
e io vado a raccogliere il saluto dei miei tifosi-amici.
C'è da decidere i tiratori,scelgo gente che mi sembra fredda e distaccata.Poi Ante
e MarioCirbula mi hanno detto che si sentivano pronti,ma lì per lì non si fecero avanti.
Io li avrei messi a tirare se si fossero presentati,perché si sarebbero presi una bella
grossa responsabilità.Ma,si sa,nel calcio parlare a posteriori è un esercizio molto
troppo facile.
Il primo rigore nostro viene parato,il loro invece è gol,successivamente tutti i rigori
che vengono calciati sono parati o vanno fuori.Io ho il compito di calciare il quarto,
camminando dal centrocampo al dischetto sono carico e concentrato,la folla urla:"Ale!Ale!".
Prendo la palla,la bacio e sorrido al portiere,che mi sorride.E lì,la mia tensione scompare,
e tiro il rigore come se non significasse niente,come se non fosse decisivo,perché il
nostro portiere è migliore del loro.Tiro morbido sulla sinistra e il portiere para.
Poi anche loro tirano sul nostro numero 1,ma poi lui stesso manda fuori la palla e usciamo
dal torneo a testa alta,ma con grande rammarico e delusione.Si sa,ai rigori brucia sempre.